Giovanni Schiaparelli:

storico dell'astronomia e uomo di cultura

Sintesi del convegno tenuto all'Osservatorio Astronomico di Brera (Milano, 12-13/V/1997) a cura di Basello Gian Pietro (Università di Bologna).
[Dal Giornale di Astronomia (rivista di informazione, cultura e didattica della Società Astronomica Italiana), volume XXIII - n. 4 (dicembre 1997) pagg. 30s]

Non poteva svolgersi altrove. A Milano dunque, nella cupola dell'osservatorio di Brera: lì dove un tempo c'era il telescopio, oggi -per alterne vicende- c'è un tavolo ovale, attorno al quale delle persone si incontrano. L'occasione è stata un seminario di studi su Giovanni Schiaparelli (1835-1910) che proprio da lì -ma quando c'era ancora il telescopio- scrutava il cielo milanese e il cui materiale presente nell'archivio di Brera è stato recentemente riordinato. Con la sorpresa di trovare, accanto ad osservazioni e calcoli vari, anche fogli con strani segni accompagnati da altrettanto strane sigle (MÚL-MÚL, MAŠ-MAŠ IGI...). Si tratta di segni cuneiformi, accompagnati dalla loro lettura, che ci hanno tramandato attraverso i secoli la memoria della lingua dei babilonesi (l'antico popolo della Mesopotamia -circa l'odierno Iràq- la cui lingua, attestata dal III millennio a.C. fino alla nostra era, è oggetto di studio della moderna disciplina dell'assiriologia). Trovarli così, tracciati su vecchi fogli -supporto così improprio per loro, abituati alla spessa argilla- dalla mano del grande astronomo ci fa capire come in Schiaparelli l'astronomia ricerchi le proprie radici nella storia e intrecciandosi con essa ne nasca una storia dell'astronomia e un'astronomia della storia per cui l'astronomo diventa storico e lo storico astronomo.

Hermann Hunger (Universität Wien) e Salvo De Meis (Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente) hanno mostrato subito un prodotto concreto di questo sforzo: un curioso quaderno, di quelli di una volta con la copertina con etichetta. E' il Planetarium Babylonicum che contiene in bella copia il risultato degli studi compiuti da Schiaparelli sui testi astronomici babilonesi: per un centinaio di stelle è riportato il nome in cuneiforme, la supposta lettura e l'identificazione più o meno sicura della stella secondo la corrente denominazione. Questa identificazione non è facile, anche perché a volte un nome si riferisce ad un asterismo, mentre a volte i pianeti hanno nomi diversi a seconda della loro posizione. Come procedette Schiaparelli? Innanzitutto raccogliendo tutti i riferimenti per quel nome di stella presenti nei vari testi noti; poi analizzandoli: ad esempio, se in un testo si dice che la stella MÚL-MÚL è nell'alone della luna, se ne deduce che MÚL-MÚL è presso l'eclittica, e così via, confrontando altri riferimenti si può restringere il campo e formulare ipotesi. Per poi scoprire che MÚL-MÚL non è una semplice stella ma l'asterismo delle Pleiadi. Un elemento molto utile è la registrazione nei testi del levare o del tramonto eliaco di particolari stelle che segnalavano così determinati momenti dell'anno. Associare i nomi babilonesi delle stelle a quelli moderni non era e non è quindi un compito sempre facile, e necessita competenza sia nel leggere i testi sia nel calcolare le posizioni delle stelle e dei pianeti. Le identificazioni del Planetarium sono poi corredate da commenti e note che citano i testi consultati.

Ma non solo di babilonesi si occupò Schiaparelli: il suo progetto di scrivere una grande storia dell'astronomia lo spinse ad accostarsi a molte altre antiche culture. Fra queste, la molteplice schiera di popolazioni di origine iranica (che occupavano l'area dell'odierno Iràn ma non solo, spaziando fino alla Cina e alla Turchia) è ben rappresentata da persiani, battriani, sogdiani... Il materiale ritrovato nell'archivio (in particolare nella cartella 422), analizzato e poi illustrato da Antonio Panaino (Università di Bologna), deve essere considerato come preparatorio alla pubblicazione della grande opera storico-astronomica. Sono semplici appunti insomma, ma è incredibile constatare la cura meticolosa con cui Schiaparelli raccolse tutti i dati allora disponibili evidenziandone le incongruenze e i problemi, alcuni dei quali tuttora irrisolti. Il tema ricorrente è legato allo studio dei vari calendari in uso, cercando di comprenderne il funzionamento, la struttura e le corrispondenze dei mesi fra le diverse lingue iraniche e le tradizioni parallele in altre lingue.

Agnese Mandrino (Archivio della Specola di Brera) ha aperto invece una digressione sul riordino dell'Archivio storico di Brera. Iniziato nel 1983 per evidenti necessità, ha portato alla riscoperta delle carte inedite oggetto di questo seminario. Già in passato l'Archivio aveva subito diverse risistemazioni, una proprio ad opera di Schiaparelli. Tuttavia, data la natura storica dell'Archivio stesso, si è preferito ripristinare la situazione originaria, pur tenendo traccia dell'intervento di Schiaparelli. Questo lavoro ha comportato un notevole impegno, gratificato tuttavia dai nuovi documenti ritrovati.

Luigi Cagni (Istituto Universitario Orientale di Napoli), nel successivo intervento, ha cercato di mettere in luce i tempi e i modi della formazione assiriologica di Schiaparelli. Certo il primo approccio con questa disciplina lo ebbe frequentando l'università di Berlino, ma solo quando abbandonò la direzione della specola di Brera ebbe modo di sviluppare quegli spunti che aveva recepito tanti anni prima. Quindi passato il 1900, fino alla morte (1910). In particolare, la corrispondenza con altri assiriologi del tempo (G. C. Teloni, F. X. Kugler, C. Bezold) è attestata dal 1907. Su quali testi si era formato? Nella cartella 427/2 si trovano esercizi in cuneiforme tratti dalla Crestomazia assira di G. C. Teloni (pubblicata nel 1887), poi altri esercizi dalla IV edizione dell'Assyrische Lesestücke di F. Delitzsch (del 1900), infine una sua traduzione del grande prisma di Sennacherib (re assiro del VII sec. a.C.).

La prima giornata di lavori è stata conclusa dall'intervento di Maria Casaburi (Istituto Universitario Orientale di Napoli) che si è soffermata su un ulteriore ambito di interesse di Schiaparelli: l'Antico Testamento, ovviamente rivisitato nei suoi aspetti astronomici. In particolare Schiaparelli si occupò del calendario ebraico: la base lunare del calendario (il mese iniziava quando si vedeva la prima sottile falce di luna), il conseguente problema delle intercalazioni (il sorgere eliaco di particolari stelle in determinati periodi indicava quando la sfasatura era tale da aggiungere un mese lunare intercalare), la nomenclatura dei mesi (che in un primo tempo era una semplice numerazione), il rapporto del calendario con la liturgia e le festività e con le necessità civili.

Il giorno seguente, il seminario è ripreso con un contributo congiunto di Guido Pellegrini (Università di Venezia) e Giuseppe Bezza (Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente) nato da una lettera scritta nel 1858 dal giovane Schiaparelli al noto indologo A. Weber. Leggendo il Ramayana (uno dei maggiori poemi epici indiani del II a.C-II d.C. sec.) nella versione di A. W. Schlegel, nel libro I,19, Schiaparelli si soffermò sul thema mundi (cioè sulla configurazione dei pianeti rispetto al sole e alle stelle) al momento della nascita di Rama (il protagonista della vicenda). Nella lettera evidenzia alcuni errori astronomici che rendevano impossibile quel thema. Non potendo essere realmente osservato era sì una finzione letteraria, ma non fine a se stessa, bensì intesa a esaltare l'importanza di Rama, con il farlo nascere quando tutti i pianeti erano nelle loro esaltazioni (nel momento in cui avevano quindi il loro maggior influsso positivo).

Infine Raffaella Simili (Università di Bologna) ha spaziato ben oltre i confini della problematica storico-astronomica per tracciare un quadro della fine dell'ottocento, quadro in cui la figura di Schiaparelli viene affiancata da altri validi (anche se a volte meno noti) studiosi italiani e stranieri, sullo sfondo di un fervido clima culturale per cui tutto era sentito come nuovo e degno di interesse, mentre non esistevano ancora barriere così rigide fra le varie discipline. Anzi, merito dello studioso non fu il mero approfondimento specialistico della propria materia, ma il saperla collegare alle altre, inserendola così in un contesto più ampio, comprendente tutta la sfera di interesse dell'uomo, sia di quello antico come di quello moderno. Tale doveva essere l'uomo di cultura allora (man of culture secondo l'accezione profonda della tradizione anglosassone, come ha ben messo in luce la relatrice), e tale era Giovanni Schiaparelli, prima ancora di essere astronomo e direttore della specola milanese.

Proprio da questa esigenza di collegamento e confronto fra discipline apparentemente lontane, è nata l'idea di questo seminario. Così, con i ringraziamenti e i saluti dell'anima storica dell'organizzazione, l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, e dell'anima astronomica, l'Istituto di Fisica Generale Applicata dell'Università di Milano, si è concluso questo momento di incontro nella specola milanese, là dove un tempo c'era il telescopio di Schiaparelli.


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san Giovanni in Persiceto, 2000 (foglio di stile 19/V/2001)